Falli Soffrire

Indicazioni e controindicazioni per l'universo stronza.
Tempio del eros, della seduzione e del sesso fetish e bondage. Il blog ed i suoi autori non sono responsabili degli effetti collaterali sui minorenni, pertanto La invitiamo a leggere responsabilmente.

martedì 23 settembre 2008

L'età migliore per il sesso? Dopo i 40, senza più tabù


Non hanno ansie da primo impiego. Non hanno il complesso del precariato eterno. Non covano il sogno di cambiare vita. Qualcuno ha una carriera stabile. Qualcun altro ha smesso di lavorare per scelta. Sono professionisti, impiegati, artigiani, casalinghe. Si sentono realizzati, hanno buona salute, una buona vita sociale. Messi insieme sono il pane delle statistiche sull’allungamento dell’aspettativa di vita. Ma spiati nelle loro camere da letto diventano i testimoni di un fenomeno inedito: la nuova stagione dell’eros over 40.
Perché mentre la società invecchia il sesso non finisce più confinato nei ricordi di gioventù. A 50, 60 e anche a 70 anni si fa strada la consapevolezza che la sessualità in età matura è più appagante che a 20 o 30.
I dati sono nella prima indagine sulla salute sessuale dopo i 40 anni (la Pfizer Global study of sexual sttitudes and behaviors), svolta su oltre 26 mila uomini e donne in 26 paesi del mondo. L’80 per cento degli uomini e il 60 per cento delle donne tra i 40 e gli 80 anni considera il sesso una parte essenziale della vita. Percentuali che salgono all’83 per cento quando si tratta di italiani. Che si aggiudicano anche il primato sulla quantità: da uno a sei rapporti la settimana per il 70 per cento degli interpellati, contro una media internazionale al 57 per cento.
E la qualità? “Con l’età sono diventata molto più esigente” dice Marta Sarno, 45 anni, sposata da 19 e due figli adottati. “A 30 anni facevo l’amore in modo più meccanico, oggi sono più sensibile a particolari meno fisici, ho bisogno di sentire il coinvolgimento del partner, ascolto il mio corpo con più attenzione. Questo modo nuovo di percepire le sensazioni rende tutto più appagante, anche quando l’orgasmo non è al massimo”.
“Quando si è giovani, il sesso è condizionato da troppe insicurezze” ricorda Chiara Simonelli, sessuologa e docente di psicologia alla Sapienza di Roma. “Inoltre, l’incertezza nella vita professionale o familiare influisce sulla percezione della propria identità e questo, a volte, impedisce di esprimersi liberamente anche nel sesso. Una volta uscite dalle ansie del ciclo produttivo e riproduttivo”spiega Simonelli “ci si sente finalmente in grado di riappropriarsi del tempo per se stesse, dell’affettività di coppia e dunque della sessualità. Nelle generazioni precedenti tutto ciò non accadeva” osserva la sessuologa “perché si invecchiava peggio, la vita era più breve e c’erano altri condizionamenti sociali. Oggi” conclude “le donne hanno più strumenti culturali per poter accedere a una terza età più sana e senza rinunce”.
E per gli uomini? “C’è più intrigo” dice Marcello Mencarini, 55 anni, fotografo e single “dopo i 45 il sesso si arricchisce di una dimensione intellettuale e creativa. A 18 anni pensi solo a dove mettere le mani, sei angosciato dalla prestazione” continua “ora invece il coinvolgimento è maggiore perché c’è più serenità, più esperienza, e si può dedicare attenzione anche ai particolari o sperimentare nuovi modi”.
Per Giovanni Destri, 41, maestro di arti marziali, “rispetto ai 20 anni il sesso diventa meno frettoloso e si nutre soprattutto dell’appagamento del partner”.
Ma secondo Emmanuele A. Jannini, docente di sociologia all’Università dell’Aquila, la serenità del maschio italiano deve molto alla pillolina blu (di cui ricorre il decimo compleanno). “Oggi Viagra e C non sono più percepiti, soprattutto dai 40-60enni, come il surrogato di una carenza, ma considerati uno mero strumento, un’opzione possibile” sostiene il sociologo. “Questo atteggiamento ha prodotto un nuovo concetto socioculturale che ha influenzato anche chi il Viagra non lo ha mai preso. L’uomo non è più obbligato a dimostrare la propria virilità a tutti i costi. E ciò ha permesso al maschio di entrare meglio in sintonia con l’universo femminile. Naturalmente” spiega ancora Jannini “la pillola blu non è la sola responsabile della soddisfazione sessuale negli uomini di mezza età. Ci sono altri elementi sociali cui si deve il loro vantaggio sui 30enni. Questi ultimi, per esempio, sono oggi spesso irrisolti, hanno storie d’amore che riproducono i meccanismi dell’adolescenza perché loro stessi prolungano l’adolescenza come modello di vita. Sono nella maggior parte dei casi ancora a casa con i genitori, più attaccati alla madre che alla fidanzata. Così nei loro rapporti c’è una mancanza di serenità legata anche a una mancanza di responsabilità e di intimità, cosa che invece i 40-50enni hanno generalmente conquistato”.
Anche Ira Matahia, Ann O’Reilly e Marian Salzman, le tre sociologhe americane che avevano coniato la definizione di maschio “metrosexual”, ovvero l’uomo malato di shoppping e troppo attento alla cura del proprio corpo, ma intimamente conservatore, hanno aggiornato l’età del nuovo modello di maschile, che ora si chiama “übersexual”: un maschio curato nell’aspetto ma non fanatico dell’esteriorità e, soprattutto, portato al dialogo con l’universo femminile senza ricadere nel cliché dell’antimacho.
Nel loro nuovo libro Il futuro del maschio (Corbaccio) esemplificano il passaggio con due icone: “Da David Beckham a George Clooney”. Archiviato il bel trentenne effeminato, si affaccia un uomo che mostra la sua parte femminile senza fare sconti alla sua virilità, e nemmeno ai suoi 47 anni suonati.
In Germania, invece, l’attenzione è sui settantenni grazie a Wolke 9, film di Andreas Dresen (58 mila spettatori nei primi 3 giorni di programmazione e un mare di polemiche) che rompe con il tabù del sesso durante la vecchiaia e mostra scene molto forti di un amplesso tra due amanti che hanno superato la settantina.
“La passione può esserci anche a quell’età” commenta Luca Toracca, attore 69enne, sposato da 44 con Pia Trombetta, 67. “Nonostante le rughe in più e i capelli in meno, senza paura di essere tacciato di gallismo, posso dire che gli anni non hanno intaccato né la qualità né la quantità dei nostri rapporti”.
“Invecchiando subentra a volte l’angoscia di non essere gradevole per i partner” dice lei “e allora si affilano altre armi, magari meno evidenti, ma più raffinate. Coltivare l’amore è faticoso” conclude “ma più si va avanti e più è gratificante, perché è l’unico modo per darsi una carica di giovinezza”.
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